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Molti italiani a causa del corona virus hanno imparato a lavorare in smart working. Ma sappiamo veramente come potremmo diventare dopo anni di lavoro da casa?

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Ecco la foto incriminata. Tra 25 anni, lavorando in smart working, saremo tutti così.

L’emergenza del corona virus ha obbligato le aziende a rivalutare il concetto di lavoro. Solitamente l’azienda italiana media non è abituata a far lavorare i propri dipendenti da casa, o in remoto. Ma tutti si sono dovuti rivoluzionare per permettere all’economia di andare avanti, nonostante la pandemia.

Lo smart working non è stato preso bene da tutti. Non è stato amato fin dall’inizio da alcuni. Mentre altri ritengono che sia un enorme vantaggio e vorrebbero non doverci rinunciare.

Le aziende italiane, nonostante l’ondata più importante di corona virus sia passata, ancora preferiscono continuare a tenere la maggior parte degli impiegati a casa, come misura preventiva.

Alcuni hanno adorato la possibilità di continuare a procedere con il loro lavoro stando comodamente seduti in divano, o magari sdraiati in giardino. Per lo smart working tutto quello che serve è un pc, e magari un telefono. E il gioco è fatto.

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Questo significa che sarebbe possibile stare a letto un pochino di più alla mattina perché non bisognerebbe preoccuparsi di partire in orario per evitare le strade congestionate. Permette inoltre di finire il lavoro un po’ prima, avendo la possibilità di gestire il tempo più liberamente. Si può optare per una pausa pranzo più corta per terminare prima al pomeriggio. Senza parlare del peso mentale in meno di prendere la macchina stanchi a fine lavoro per tornare a casa, per non parlare di evitare i mezzi pubblici nelle ore di punta. Si direbbe che si risparmia: sul tempo, sul carburante o sugli abbonamenti di autobus, metro o treno, e a quanto pare anche sulle pause pranzo fuori con i colleghi al bar.

Potrebbero però protestare alcune famiglie con figli. Soprattutto alcune madri. Questo è stato un tasto dolente durante l’emergenza del covid-19. Ma ora che l’emergenza non c’è più, ma si parla solo di qualche sporadico caso di contagio, bisogna risolvere questo problema gestionale delle famiglie se si vuole continuare a mantenere attivo lo smart working.

Al di là di questo, una cosa su cui nessuno forse aveva pensato fin ora è il problema legato alla sedentarietà.

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Negli ultimi decenni i problemi di obesità e sovrappeso sono aumentati in modo esponenziale anche in Italia. A volte alcune persone dichiarano che l’unico movimento che fanno durante una giornata tipo è quello per andare e tornare dal lavoro, che sia una breve passeggiata o una lunga biciclettata. Se togliessero definitivamente anche la possibilità di andare in ufficio ci sarebbe un grosso problema. Le persone dovrebbero reinventare la loro giornata e riuscire ad inserire più movimento fisico durante le 24 ore.

Quello che ci viene presentato in foto è Susan un modello creato dal team di DirectlyApply, una piattaforma per la ricerca del lavoro. Susan ci dimostra come potremmo diventare tra 25 anni se continuassimo a lavorare da casa. L’impatto sul fisico ma anche sulla mente non sarebbe indifferente!

Obesità, problemi alla schiena, difficoltà nella vista, infiammazioni articolari, problemi alle ossa, e pure diradamento dei capelli.

A tanto si arriverebbe senza interazioni sociali e senza movimento fisico, passando tante ore davanti al pc da soli.

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Ma veramente pensiamo che sia tutta colpa dello smart working?

Probabilmente ognuno di noi potrebbe farsi un esame di coscienza e capirebbe qual è il vero problema.

Iniziamo a chiederci se ci muoviamo abbastanza e se mangiamo bene e in modo salutare.

Sarebbe già un passo avanti e non rischieremo di diventare tutti come Susan!

Team Youpink

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